NUDE
Dialogo tra forme e spazio
NUDE parte dalla concezione che l’architetto olandese Willem Jan Neutelings aveva delle proprie opere, ovvero, edifici che nascono «nudi», come semplici volumi scultorei che vengono rivestiti da «pelli», in grado di conferire una nuova identità locale rendendoli nuovamente riconoscibili alla società. A quasi quarant’anni dalla sua stesura, tale idea risulta essere sempre attuale alla luce del contesto urbano contemporaneo, caratterizzato dall’eccessivo consumo di suolo e dal degrado ambientale. Oggi la presenza sempre più marcata di stabili abbandonati a fronte di nuove costruzioni caratterizza, ormai quasi irrimediabilmente, i profili delle periferie e delle residue campagne a ridosso delle città, risultando come una delle più gravi dicotomie portate dal selvaggio avanzamento urbano.
Da questi concetti prende forma il progetto NUDE, con l’obiettivo di riuscire a restituire personalità ad alcuni luoghi caduti in disuso, che hanno mantenuto una forte valenza evocativa. Infatti, l’abbandono al quale sono stati sottoposti negli ultimi decenni ha portato, nel tempo, alla perdita di ogni funzione tecnica e di riconoscimento sociale creando, al contempo, una nuova bellezza industriale, nonostante fossero ormai denudati da ogni forma di decorazione.
Colonie, officine, fabbriche e una vecchia nave sovietica sono state, dunque, protagoniste di nuovi interventi artistici in cui la conformazione modulare e i giochi prospettici tra i vari spazi hanno permesso di costruire, in un dialogo tra opera e struttura ospitante, forme d’arte che hanno sprigionato la capacità inventiva degli artisti, all’interno di un intimo dialogo tra percezioni personali e carattere delle costruzioni.
Selezionando alcuni luoghi In Italia, caratterizzati ciascuno da una particolare storia che stava perdendosi nella memoria collettiva delle popolazioni che vivono ai loro margini, tre artisti si sono messi in gioco nel tentativo di infondere loro nuova vita, seguendo la propria poetica artistica e sensibilità personale.
Aris, Taleggio e Zero hanno permesso, mediante l’utilizzo di moduli e sagome, di mettere in mostra le caratteristiche peculiari del post graffitismo, creando un fecondo dialogo, intimo e innovativo, tra forme e spazi esistenti.
Gli scheletri architettonici, come un vero terreno fertile, sono dunque diventati reali tavolozze d’artista che hanno dato spazio e voce alla nudità delle strutture grazie al tratto di ogni autore, facendoli rinascere a nuova vita. Le sagome silenziose di Aris, le campiture surreali di Taleggio ed i moduli rigorosi di Zero hanno portato, così, alla realizzazione di una nuova forma espressiva, unica nel suo genere, dove la solitudine dell’abbandono si disperde in forme e geometrie sinuose che danzano su pareti ora non più spente.
NUDE, oltre ad essere un momento di esplorazione e un esercizio di stile, ha dato la possibilità ai tre artisti di cimentarsi, attraverso il confronto e l’azione simultanea, nella realizzazione di opere uniche e allo stesso tempo collettive, consentendo la connessione tra sette edifici differenti, tramite la costruzione di linguaggio artistico unico creato appositamente per i luoghi in oggetto. Un sottile fil rouge che idealmente li unisce, come una vera e propria pelle, collegandoli visceralmente tra loro e nutrendoli delle nuove forme e dei colori dati dai tre artisti; come segno di nuova vita e memento per il futuro: le architetture nude e corrose dal tempo possono rinascere tramite la forza propulsiva dell’arte.
ARTISTI PROTAGONISTI DEL PROGETTO
Aris
Artista di spicco dell’arte urbana e contemporanea da oltre vent’anni, inizia il suo percorso nei primi anni ’90 con il graffiti writing, che successivamente allontana seppur mantenendo sempre una leggera contaminazione, per concentrarsi sullo studio di elementi figurativi che diventano sempre più astratti con il passare del tempo. I viaggi e la scoperta di edifici abbandonati, così come le superfici dei treni, spingono l’artista a ricercare la forma perfetta attraverso uno stile fatto di fluidità e armonia. Ogni sua opera è il risultato di sensazioni e stimoli dettati dall’ambiente circostante e dal tipo di supporto utilizzato. Le lettere divengono così sagome e silhouettes morbide, parti di una struttura astratta che fluisce nello spazio attraverso una sovrapposizione su più livelli, dialogando con colori e segni differenti. La sua opera risulta un valzer armonico e delicato tra sagome, che cercano di divincolarsi ed uscire dalla forma fluida, per creare un rapporto fecondo tra geometrie e forme in movimento.
Taleggio
Rappresenta un importante figura del post- graffitismo europeo. Si avvicina al mondo del writing nei primi anni del 2000 attirato dai diversi supporti di sperimentazione che la materia artistica offre. Nel tempo la sua ricerca cambia forma, trasformandosi in un nuovo linguaggio, sostituendo l’utilizzo delle lettere con forme e campiture sempre differenti e mai uguali. Il suo stile si fonda sull’astrazione e si basa sulla sottrazione e addizione degli elementi; ogni suo lavoro è un perfetto equilibrio tra vuoti e pieni sul quale spesso si articolano le facciate degli edifici usati come modelli. Un attento studio preparatorio unito alla forte passione sono le caratteristiche chiave di un approccio capace di unire lo stile analitico a quello più intimo.
Zero
si avvicina al mondo dei graffiti a fine anni '90 mosso da un forte senso di rivolta nei confronti della società e dalla necessità di occupare un proprio spazio. Durante gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Genova si approccia alla grafica, tecnica che avrà un impatto decisivo sul suo lavoro discostandosi dal lettering classico, per portarlo a un’esplorazione più grafica e progettuale che utilizza le lettere come una parte della composizione. L’artista trae ispirazione dal mondo dell’architettura, in particolare delle correnti modernista e brutalista, e le sue opere ricalcano la ricerca verso un preciso studio che da essa trae ispirazione continua con l’utilizzo di forme e geometrie rigorose. Ogni suo modulo è la trasposizione di qualcosa visto in precedenza: una tubatura, un capitello, un impianto elettrico, un elemento, tutti scomposti e riassemblati. L’ordine delle geometrie e l’accuratezza del progetto non lasciano nulla al caso e, seppur scontrandosi con la durezza del cemento, supporto su cui l’artista perdipiù lavora, creano un completo dialogo tra forma e spazio.